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Ditta
romana Francesco Rosa e Zanazio
La Pietà lignea,
è stata realizzata
dalla Ditta romana Francesco Rosa e Zanazio, indicata
anche come Rosa Zanazio, lavorava tra la fine dell’’800 e i
primi del ‘900 per la Sede Pontificia costruendo statue in
cartone romano, gesso, fusioni in ghisa; molte Statue, anche per
il presepio, erano in costume sia orientali, sia romano.
Le fornaci della ditta
erano verso Via delle Fornaci in Roma e la sede della ditta
prima vicino alla zona di quella che diventerà
Via della conciliazione, poi a Corso Vittorio.
Molte le statue
realizzate per le Chiese in tutta Italia tra queste
l’Addolorata, la Pietà.
Copia dello stesso
autore è quella collocata nella chiesa di S.Silvestro in Capite
a Roma.


La
Parrocchia di Sant’Alessandro
La parrocchia è stata eretta il 16 giugno 1928 con il decreto
del Cardinale Vicario Basilio Pompili "Cum Summus Pontifex" e fu
unita "pleno iure" alla Pia Società Torinese di S. Giuseppe
(Giuseppini del Murialdo).
San
Leonardo Murialdo

Leonardo Murialdo nacque il 26 ottobre 1828 nel cuore di Torino,
in una famiglia benestante che contava ben nove figli. Orfano di
padre a cinque anni, crebbe in un contesto familiare
cristianamente impegnato, nonostante l’acceso anticlericalismo
di quei tempi. La sofferenza per la mancanza del padre gli
procurò una grande sensibilità che tramutò, una volta sacerdote,
in paternità spirituale per i più giovani. Nadino, come veniva
chiamato, ricevuta in casa una prima istruzione, entrò nel 1836
col fratello Ernesto nel Collegio degli Scolopi di Savona dove
ricevette una formazione umana e religiosa che gli sarà
fondamentale per tutta la vita. Sentì in quegli anni la chiamata
al sacerdozio, contrastata però da una grave crisi personale.
Tornato a Torino, nel 1845 si iscrisse alla facoltà teologica
dell’Università come chierico esterno, secondo l’uso di quei
tempi per gli appartenenti alle famiglie agiate. Persa la madre
un anno prima di laurearsi, venne ordinato prete il 20 settembre
1851 nella chiesa della Visitazione.
Il giovane Don Murialdo iniziò subito il suo apostolato nel
povero quartiere Vanchiglia presso l’Oratorio dell’Angelo
Custode, fondato una decina d’anni prima dal santo sacerdote
Giovanni Cocchi e diretto dal cugino Teologo Roberto Murialdo.
Era il primo oratorio della città. Le miserie cui provvedere
erano innumerevoli, capitò pure che genitori morenti affidassero
al giovane prete i figli perché li crescesse. Un giorno,
incontrato uno spazzacamino disperato, lo ospitò in casa
propria. La Torino dell’Ottocento, negli anni del Risorgimento,
vide intrecciarsi le vicende dei suoi santi e due apostoli della
gioventù come Don Bosco e Don Murialdo non potevano non
incontrarsi. Nel 1857 il santo di Valdocco incaricò Don Leonardo
della direzione dell’Oratorio di S. Luigi, presso la Stazione di
Porta Nuova.
Nel 1865 il Murialdo avvertì la necessità di approfondire gli
studi di teologia morale e di diritto canonico e andò a Parigi,
al seminario di Saint Sulpice, entrando in contatto con le
realtà educative e sociali della capitale francese, tra cui le
Conferenze di S. Vincenzo de’ Paoli. Soggiornò poi brevemente
anche a Londra. In un discorso di quell’anno tenuto ad una
Conferenza di S. Vincenzo disse: “Il laico, di qualsiasi ceto
sociale, può essere oggi un apostolo non meno del prete e, per
alcuni ambienti, più del prete”.
Tornò a Torino nel 1866 e gli fu proposta la direzione del
Collegio Artigianelli, dove i giovani venivano istruiti e
preparati a un mestiere. Sarà il maggiore impegno della sua
vita, che porterà avanti per trentaquattro anni a costo di
enormi sacrifici. L’anno successivo, con alcuni collaboratori,
tra cui il Servo di Dio Don Eugenio Reffo, Leonardo Murialdo
diede inizio alla Confraternita laicale di San Giuseppe. Lo
scopo era di aiutare la gioventù povera e abbandonata, non
pensando solo ai bisogni del momento, ma guardando alle
necessità future. Per lo stesso motivo nel 1870 assunse la
direzione dell’Oratorio di San Martino.
Il mondo operaio costituiva l’altra emergenza sociale cui
provvedere. San Leonardo rispose anche in questo caso in modo
lungimirante, puntando a formare tra gli operai un senso di
mutua solidarietà che li rendesse coscienti dei propri diritti.
Si impegnò per i disoccupati, per le donne e i ragazzi che
lavoravano in fabbrica, organizzando l’Unione degli Operai
Cattolici (1871) di cui fu poi assistente ecclesiastico. Nello
stesso anno fu tra i promotori delle biblioteche popolari
cattoliche. Fondò l’Associazione della Buona Stampa e nel 1876
fu tra gli ideatori, con il Venerabile Paolo Pio Perazzo, del
giornale “La Voce dell’Operaio”, che oggi è il settimanale
diocesano “La Voce del Popolo”. Viaggiò spesso nel Sud d’Italia
per conoscere le realtà assistenziali delle altre città. Il 19
marzo 1873, festa del Santo Patriarca di cui era grande devoto,
fondò la Pia Società Torinese di San Giuseppe.
Nonostante la mole enorme di iniziative era un prete semplice,
gioioso nella sua missione. Basta leggere alcune frasi tratte
dai suoi scritti: “Dio mi ama. Che gioia! Che consolazione! Dio
mi ama di amore eterno, personale, gratuito, infinito e
misericordioso. Dio mi ama. Egli non si dimentica mai, mi segue
e mi guida sempre. Lasciamoci amare da Dio!”. In un altro
scritto compendia le verità cristiane con “I tre miracoli
dell'amore di Dio. Il Presepio con Gesù bambino: egli ci insegna
umiltà, povertà, rassegnazione. Il Calvario con Gesù crocifisso:
è cattedra che insegna le grandi verità dell'amore di Dio per
gli uomini e dell'amore degli uomini per Dio. L'Eucarestia con
Gesù sacramento: è la perfezione dell'amore; Gesù viene a noi,
ci ama, si unisce a noi”.
Nel 1877 si ammalò gravemente ma Don Bosco gli assicurò che la
sua vita sarebbe stata ancora lunga. E così fu. L’anno dopo
fondò una colonia agricola a Rivoli per giovani, cui fecero
seguito altre istituzioni simili in vari paesi del Piemonte. Nel
1883 estese il raggio d’azione della Congregazione oltre i
confini regionali, chiamando alla collaborazione diretta quanti
si erano formati nelle sue istituzioni. Suo grande assillo fu
sempre la pesante situazione debitoria del Collegio cui fece
fronte, a volte, di tasca propria. Il figlio della borghesia
amico dei poveri organizzò pure collette davanti al celebre
Santuario della Consolata.
Infaticabile, partecipò a molti congressi e alcune sue
iniziative furono le prime, nel loro genere, in Italia. Promosse
un Ufficio di Collocamento cattolico (1876) e inaugurò una
Casa-Famiglia per operai (1878). Fondò una Cassa di Mutuo
soccorso (1879), un dopolavoro (1878), l'Opera dei Catechismi
serali per giovani operai (1880), la Lega del Lavoro (1899). Nel
1892 scrisse al sindaco per denunciare lo sfruttamento dei
giovani lavoratori, presentando un progetto di riforma che
prevedeva l’obbligo scolastico fino ai quattordici anni,
l’abolizione del lavoro notturno, il riposo festivo, la giornata
lavorativa di otto ore.
Un’attività intensa come quella del Murialdo trovava forza nella
preghiera e nella consapevolezza di essere amati da Dio.
Scrisse: “l’uomo che prega è il più potente del mondo”, “la
preghiera è l'anima e la forza dell'uomo. Sia fatta con umiltà,
confidenza, perseveranza. Non basta, però, pregare, bisogna
pregare bene, cioè con il cuore”, “Carità è guardare e dire il
bello di ognuno, perdonare di cuore, avere serenità di volto,
affabilità, dolcezza. Come senza fede non si piace a Dio, così
senza dolcezza non si piace al prossimo”. Fu grande devoto della
Madonna: “Maria, Madre nostra, è la più amante, la più
affettuosa delle madri. E' madre di Dio, quindi ottiene tutto.
E' madre nostra, quindi non ci nega niente. E' madre di
misericordia: gettiamoci nelle sue braccia”. Nel Testamento
Spirituale parla di un Dio "così buono, così paziente, così
generoso". Possediamo un ricco epistolario che è una fonte
preziosa per conoscere l’attività degli Artigianelli, le
continue preoccupazioni economiche affrontate con una grande
fiducia nella Provvidenza di Dio, i contatti con molte
personalità italiane e straniere.
Amò intensamente la sua città: “Quanto sono riconoscente a Dio
di avermi fatto nascere in Italia, a Torino, nella città del
Santo Sacramento, della Consolata, nella città di tante opere
benefiche, [...]. Quanto ti amo mia Torino”. Nessuna opera
benefica della città di quei decenni se non ebbe dal Murialdo
l’iniziativa, vide almeno il suo sostegno. Per estrazione
sociale e per preparazione avrebbe potuto intraprendere una
carriera ecclesiastica invidiabile, ma preferì aiutare i poveri,
incarnando perfettamente lo spirito della “Rerum novarum” di
Papa Leone XIII.
S. Leonardo Murialdo morì, a causa di una polmonite, il mattino
del 30 marzo 1900. Sepolto nel Cimitero Generale, il corpo fu in
seguito trasferito nella parrocchia di Santa Barbara. Dal 1971,
un anno dopo la canonizzazione, è venerato nel monumentale
Santuario della Madonna della Salute in Borgo Vittoria. La festa
nell’Ordine è fissata al 18 maggio e in tale data ne fanno
memoria anche la diocesi di Torino e la congregazione dei
salesiani. I Giuseppini e le suore Murialdine, nate alcuni
decenni dopo la sua morte, vivono il suo carisma in varie parti
d’Italia e del mondo.
Dal 1 luglio 1982 la Parrocchia di Sant’Alessandro
è stata affidata al clero
diocesano di Roma.
ì
Elenco dei parroci dal 1929
1) Braschi P. Vincenzo |
dal 1929 ... |
2) Parolin P. Antonio |
dal 1931 al febbraio 1949 |
3) Zanon P. Vito |
dal 1935 al 02/1949 |
4) Domenicono P.Claudio |
dal 02/1949 al 02/10/1949 |
5) Carbone P. Luigi |
dal 02/10/1949 al 18/01/1959 |
6) Fiorani P. Franco |
dal 18/01/1959 al 09/10/1966 |
7) Catapano P.Antonio
|
dal 09/10/1966 al 04/10/1969 |
8) Nascita P. Giovanni |
dal 04/10/1969 al 01/03/1992 |
9) Amoruso Don Filippo |
dal 01/03/1992 al 01/10/1992 |
10) Esposito Don Romano |
Dal 01/10/1992 al 01/11/1998 |
11) Di Matteo Don Michele |
dal 01/11/1998 al 15/09/2003 |
12) Peressini Don Guido |
dal 16/09/2003 al 15/09/2007 |
13)Rosso Don Giorgio |
dal 16/09/2007 al 17/07/2010 |
14) Paoloni Don Roberto |
dal 18/07/2010 |
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