Storia

Il complesso paleocristiano fu scoperto nel 1854, quando la Sacra Congregazione di Propaganda Fide condusse una campagna di scavi in località Coazzo, nella Tenuta di Capobianco. Vennero così alla luce i resti di una basilica annessa ad un cimitero ricco di iscrizioni e pitture. La basilica fu probabilmente eretta da un clero locale, che provvedeva al governo degli abitanti delle comunità rurali di Ficulea e Nomentum. Il piccolo nucleo sepolcrale fu riconosciuto come il cimitero di S. Alessandro, per il rinvenimento di un’iscrizione dedicatoria che indicava le sepolture di Alessandro e dei suoi compagni martiri Evenzio e Teodulo, probabilmente vittime della persecuzione dell’Imperatore Diocleziano.
Nel IV sec. d.C. il vescovo Urso promosse la monumentalizzazione della “memoria” e l’edificazione di un martyrium; all’interno dell’edificio di culto, le tombe dei martiri erano segnalate da un altare collocato in posizione obliqua rispetto all’asse centrale della chiesa, così da rispettare il primitivo luogo di sepoltura. Durante la guerra gotica (535-553 d.C.) la catacomba fu devastata dalle milizie di Alarico e Genserico. La traslazione dei corpi dei santi nel IX secolo portò al sostanziale abbandono del complesso.
All’interno della basilica si conservano due colonne del vestibolo ed in fondo alla navata la cattedra episcopale. Al centro è collocato l’altare, mentre sul pavimento sono numerose iscrizioni sepolcrali di fedeli e vescovi. Il cimitero è costituito da due nuclei separati sviluppati su un solo piano con una rete di gallerie comunicanti.